Tra gli argomenti in discussione, segnaliamo il Conto Consuntivo 2009, di cui il nostro rappresentante ha preso atto, rilasciando una dichiarazione a verbale che stigmatizza la sinergia tra l’attività svolta in ambito istituzionale e sindacale.
Nonostante nella precedente seduta il Senato Accademico abbia dimostrato scarsa sensibilità e reattività alle azioni di estrema violenza perpetrate, in contemporanea, contro studenti del nostro ateneo da parte di gruppi di picchiatori neo-fascisti, questa volta evidenziamo con soddisfazione la condivisione da parte dell’organo collegiale della “risoluzione” (in allegato) proposta da un docente che, in sostanza, sintetizza l’appello al Rettore “contro il fascismo e la violenza, per la democrazia nell’Università di Roma Tor Vergata” che molti tra lavoratori, ricercatori e docenti hanno sottoscritto in solidarietà degli studenti e per confermare, anzi, rafforzare il carattere democratico della comunità universitaria..
Esprimiamo ancora una volta solidarietà agli studenti (e ci indigniamo per i motivi che ci inducono a farlo): tre ragazzi, vittime delle aggressioni, insieme a 4 aggressori, picchiatori ben conosciuti dalla DIGOS e polizia per azioni violente e criminose, sono stati raggiunti da provvedimenti del giudice che impongono loro misure restrittive cautelative. Queste di solito sono adottate nei confronti di delinquenti e mafiosi (spostamenti solo entro il comune di residenza, obbligo di domicilio tra le 19 di sere e le 6 della mattina, che impedisce ad uno di loro, residente in un comune della provincia, di frequentare l’università).
Le misure adottate, evidentemente, rispondono alla tesi della rissa tra fazioni contrapposte che mistifica i fatti avvenuti e mette tutti sullo stesso piano: aggressori e aggrediti.
Riteniamo anche noi, come da molti espresso, che questi provvedimenti siano da considerare una sorta di “messaggio” intimidatorio rivolto non solo ai diretti interessati, ma a tutti coloro che ritengono di dover e poter esprimere posizioni a difesa dei valori democratici e civili, nell’idea che, in un paese libero e democratico, tutto ciò debba essere “la normalità”. Affrontare la situazione che si profila non è facile, tuttavia chiediamo a tutti l’impegno a “resistere”.