Con una sentenza che è già stata definita esemplare, il Giudice del lavoro di Torino ha condannato l’Inps regionale Piemonte per comportamento antisindacale.
Attraverso la sentenza, il Giudice ha affermato con chiarezza che buona parte della riforma introdotta dal Ministro Brunetta con il d. lgs. 150 per essere applicata deve prima essere recepita dai Contratti Collettivi Nazionali, a partire dalla prossima tornata contrattuale relativa al triennio 2010-2012.
La sentenza va quindi nella direzione da noi sempre sostenuta attraverso una lettura attenta delle disposizioni contenute all’interno del decreto. Nello specifico il Giudice afferma che tutto l’attuale sistema delle relazioni sindacali previsto dalle disposizioni contrattuali resta pertanto in vigore; questo in netto contrasto con il comportamento di buona parte della dirigenza pubblica che – presa dal sacro furore del brunettismo imperante – ha pensato bene di iniziare ad applicare da subito le disposizioni del decreto, senza curarsi nemmeno di darne una corretta lettura ed esponendosi quindi al rischio di essere smentita in sede giudiziaria.
Questo vale sicuramente per la modifica del sistema delle relazioni sindacali che sottrae alla contrattazione collettiva tutte le materie inerenti l’organizzazione degli uffici per metterle nelle mani dei dirigenti, ma anche per l’applicazione delle famigerate fasce di merito che molte Amministrazioni, in maniera più o meno evidente, in forma più o meno sperimentale, come sta accadendo nel comparto Sanità o in forma camuffata da esigenze di meritocrazia indipendenti dalla riforma brunettiana, come sta avvenendo in altri pezzi del pubblico impiego, stanno tentando di applicare.
Eppure lo stesso decreto è molto chiaro sotto questo punto di vista e dichiara che tutta la materia relativa a premi e meritocrazia, ad esempio, deve trovare applicazione nei contratti, per poi essere recepita dagli integrativi. Unico punto di incertezza è rispetto alla tempistica: cosa accadrà quando i contratti integrativi cesseranno la loro efficacia secondo le scadenze previste dal decreto ma, come è presumibile, non si avranno ancora i nuovi contratti? Ma questo è un problema successivo: oggi quello che possiamo affermare con certezza è che diffidiamo tutte le Amministrazioni pubbliche dall’applicare parti salienti della riforma Brunetta appellandosi alla sola esistenza della legge..
Queste non sono le uniche contraddizioni contenute nel decreto e più in generale nella riforma della Pubblica Amministrazione che Brunetta sta cercando di imporre.
Proprio a partire da queste contraddizioni, la battaglia per fare fallire il pesante attacco alle nostre condizioni contrattuali e normative, si rafforza e continua per impedire che i contratti ne recepiscano i contenuti.
La partita è ancora tutta da giocare per respingere con forza il decreto Brunetta.