All’incontro del 29 settembre convocato dal Rettore vi è stata una notevole partecipazione dei dipendenti, tra docenti e tecnici amministrativi. Notevole è stata anche l’aspettativa riguardo ad un appuntamento che, con il passare dei mesi, ha via via assunto i contorni di un evento.
Abbiamo assistito ad una relazione del Rettore che, in qualche modo, può essere paragonata ad uno “spettacolo” di fuochi d’artificio. Sono stati puntualmente elencati una serie di dati statistici, per lo più accompagnati da un suo commento positivo. Rispetto alla situazione critica in cui versa il sistema università, tuttavia, non è stata del tutto delineata una precisa e chiara indicazione circa le direttrici principali in base alle quali muovere la futura azione tesa allo sviluppo e al governo dell’Ateneo.
Tenuto conto del momento particolarmente critico che sta attraversando l’istituzione universitaria pubblica italiana nel suo complesso, considerata la grande confusione nella quale si muove l’opposizione al disegno di legge del Governo, ci saremmo aspettati (per lo meno a livello di un intervento specifico e locale) un piano in grado di offrire a tutta la comunità accademica una direzione di marcia per ostacolare e, al contempo, rilanciare l’azione di contrasto al ddl Gelmini: disegno di legge che rischia di distruggere il ruolo pubblico, costituzionalmente garantito, delle università italiane.
Il Rettore, inoltre, ha elegantemente ignorato la sacrosanta protesta dei ricercatori. Abbiamo trovato sorprendente che – di fronte ad una protesta ormai diffusa su tutto il territorio nazionale con il reale rischio, sul piano dell’offerta didattica, del collasso degli atenei – si sia ignorato tutto, come se nulla stesse accadendo.
Cercando di non guardare al passato (che nessuno ce ne voglia per il nostro difetto a mantenere lo “strabismo” dello sguardo dello storico), lo slogan con il quale il Rettore ha voluto chiudere l’intervento (lavorare insieme per vincere) a nostro giudizio può essere accolto come auspicio per il futuro; per un “insieme” adeguatamente “inclusivo”, soprattutto con riferimento al personale tecnico-amministrativo, ai precari espulsi dall’università dopo anni di onesto lavoro e a una maggiore attenzione alle rivendicazioni dei ricercatori dell’Ateneo.
Infine, premesso tutto ciò, verrebbe da concludere che ha prevalso l’intento propagandistico, il quale sembra aver ha messo sotto tono e in ombra le carenze e problematiche dell’università, pur evidenziate in alcuni passaggi della relazione.
Ci auguriamo di cuore di sbagliare, ma se la realtà delle cose fosse quella che temiamo, ci aspettiamo una reazione d’orgoglio da parte di tutta la comunità accademica (locale e nazionale) tesa a difendere “con ogni mezzo possibile” – intellettuale si intende – il ruolo “pubblico” della nostra istituzione. Qualora su questo intento nulla avvenisse, rischiamo veramente di scomparire: magari i più deboli prima, ma in futuro toccherà anche ai più forti.
Sappiamo tutti che in Italia ogni giorno si apre una università privata… mentre sta agonizzando quella pubblica.
Roma, 30 settembre 2010 Il Coordinamento USB-RdB Università Tor Vergata