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pubblicato il 6 Febbraio, 2024

Come se nulla fosse, i Rettori si aumentano l’indennità di carica, in alcuni casi con incrementi del 500%. Il contenimento della spesa, dunque, vale solo per il personale sottoposto a sacrifici e rinunce perché … c’è la crisi!

Con DPCM del 23 agosto 2022, in attuazione dell’articolo 1, comma 596, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, è stato adottato un Regolamento contenente procedure, criteri, limiti e tariffe in materia di compensi, gettoni di presenza e ogni altro emolumento spettante ai componenti gli organi di amministrazione e di controllo, ordinari e straordinari, degli enti pubblici.

I compensi sono definiti da Regolamento sulla base dell’applicazione di un criterio di gradualità che tiene conto delle dimensioni economico-patrimoniali degli enti, della loro complessità gestionale, del ruolo e del numero degli organi. A tal fine, gli enti sono ordinati in cinque classi dimensionali.

L’applicazione delle disposizioni contenute nel regolamento non deve determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Qualora la procedura di determinazione di un compenso dovesse dar luogo ad un importo in misura maggiore rispetto a quello precedentemente stabilito, le conseguenti necessarie risorse aggiuntive andrebbero reperite dagli enti e organismi interessati mediante una corrispondente riduzione strutturale delle spese di funzionamento, ferme restando le misure di contenimento della spesa già previste dalla legislazione vigente.

Insomma, dalla lettura del DPCM si ricava la “possibilità” di una rideterminazione dei compensi in essere e non certo un “vincolo”, un “obbligo”. Possibilità che evidentemente alcuni Rettori non si sono lasciati sfuggire e che in alcuni casi ha visto ipotesi di incrementi pari addirittura al 500%. Cosa che a questo punto ci suggerirebbe di considerare morigerati quei Rettori (il fronte dei “frugali”) che si sono attestati ad un più modesto incremento del 120/130%.

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pubblicato il 5 Gennaio, 2024

È più difficile quest’anno limitarsi a rivolgere un augurio di Buon Feste a tutte/i voi, mentre sulla sponda orientale del Mediterraneo il popolo palestinese è sotto le bombe del governo israeliano: quasi 23 mila morti, oltre 50 mila feriti e circa 2 milioni di profughi. Pertanto, prima di tutto preferiamo augurare che arrivi presto un nuovo anno di PACE.

Alla Sapienza, all’Università Orientale di Napoli, all’Università di Bologna, a Torino, Pisa, Firenze ed in tante altre città universitarie si sono avanzate proposte e si è stimolato il dibattito su cosa il mondo accademico può fare per porre fine al massacro: non solo cercare di favorire i canali diplomatici ed utilizzare le proprie relazioni con i partner israeliani per agevolare una tregua, ma anche interrompere le collaborazioni con enti ed istituzioni israeliane per lanciare un segnale di distanza e per dissociarsi dai crimini di guerra in atto.

Sta circolando inoltre un appello a livello nazionale, il quale ha raggiunto quasi 5 mila firme solo nel mondo accademico (tra professori, ricercatori e personale).

LINK APPELLO NAZIONALE:

Appello da parte della comunità accademica e dei centri di ricerca (appellouniversitaitaliane.blogspot.com)

L’appello è ancora aperto e firmabile. Per farlo, basta inviare una email a questo indirizzo (appellouniversitaitaliane@gmail.com), comunicando Nome, Cognome, Dipartimento e Università di afferenza.

Insomma, nonostante il clima di repressione e di censura che si respira contro chi esprime il dissenso alle scelte dell’Occidente e del Governo italiano, sono evidenti i fermenti nelle università da parte di chi non vuole essere complice ed a tutto questo non ci sta.

Come USB UNIVERSITÀ riteniamo che non si possa tergiversare, è necessario esprimersi per orientare le comunità accademiche verso un percorso che porti in modo concreto ed attivo verso la pace in Palestina, una pace che non può prescindere dalla liberazione della Palestina dall’occupazione israeliana. Bisogna denunciare il grave attacco alla vita ed ai diritti umani del popolo palestinese, vittima di una vera e propria operazione di pulizia etnica.

In particolare, oltre a chiedere lo stop ai bombardamenti ed un canale per gli aiuti umanitari, segnaliamo come molti Atenei intrattengono rapporti di collaborazione, progetti ed accordi con realtà legate al Governo di Israele e che talvolta sono anche localizzate nei territori occupati.

USB Università si unisce a chi chiede che tali accordi e collaborazioni vengano sospesi per non rendersi complici di ciò che sta avvenendo. Si tratta non solo di un’azione di boicottaggio per fare pressione sul Governo israeliano (https://bdsitalia.org/), ma anche un modo per non macchiare di sangue le nostre mani, le mani di chi lavora in Atenei che sono partner di istituti, enti, aziende ed università israeliane, che utilizzano i risultati delle ricerche (anche quelle per uso civile) a supporto del Governo israeliano nel genocidio in corso.

FUORI LE UNIVERSITA’ DALLE GUERRE!

A tale proposito, come USB Università abbiamo aderito anche all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle Università, che a novembre ha lanciato una petizione contro la Fondazione Med-Or del Gruppo Leonardo SpA, uno dei principali produttori ed esportatori di armi del nostro continente. Con la petizione si chiede che i 13 Rettori delle Università statali italiane e gli altri docenti universitari escano dal Comitato scientifico della Fondazione Med-Or. Si chiede inoltre che anche la CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) prenda una posizione in merito (QUI I NOMI DEI RETTORI E DEI DOCENTI PRESENTI NEL COMITATO SCIENTIFICO)

Vi invitiamo pertanto a partecipare tutti, cliccando sul link di seguito, alla petizione firmandola e diffondendola attraverso i vostri canali, perché possono firmare tutti e non solo chi lavora in università.

LINK della PETIZIONE contro la Fondazione MED-ORhttps://chng.it/JSHmrjNd

AUGURI PER NUOVI DIRITTI E NUOVE TUTELE!

USB P.I. UNIVERSITÀ

Con l’ultimo decreto varato dal governo, il DL n. 145 pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 244 il 18 ottobre ’23, cosiddetto “decreto anticipi”, il governo ha scaricato sull’anno corrente alcune voci di spesa del 2024, visti gli scarsi margini di bilancio del prossimo anno. Un’operazione finanziaria fatta passare dal governo come un altro bonus a favore dei cittadini. Evidentemente un governo a corto di progetti e di una complessiva visione strategica che procede alla giornata con provvedimenti propagandistici per tenersi a galla.

In particolare, il decreto all’art. 3 dispone l’anticipo di somme per il rinnovo contrattuale del pubblico impiego per il triennio 2022-2024. Più precisamente, stabilisce in via eccezionale il pagamento anticipato nel mese di dicembre 2023, a valere sul 2024, di un importo pari a 6,7 volte il valore annuale dell’Indennità di vacanza contrattuale (IVC), attualmente erogato ai dipendenti pubblici, salvi eventuali successivi conguagli. 

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Pretendiamo scelte importanti di investimento nella Pubblica Amministrazione e nei lavoratori del settore pubblico, non solo per far fronte alle dinamiche dell’inflazione con la conseguente perdita di potere d’acquisto, ma anche per restituire DIGNITÀ alla categoria che sta vivendo un progressivo attacco sul fronte dei diritti e delle esigenze di riconoscimento del ruolo di dipendente pubblico.

Se si guarda l’andamento dei salari negli ultimi 20 anni (vedi grafico a base cento dei salari nel 2001) è agevole comprendere come la dinamica mostri una curva che tende complessivamente a ripiegarsi verso il basso. Inoltre, è anche evidente come la linea azzurra più in basso, relativa al comparto Istruzione e Ricerca (in cui rientra anche il settore Università), tenda addirittura ad allontanarsi dal gruppo degli altri settori.

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