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pubblicato il 7 Novembre, 2024

In occasione della riunione congiunta della VII Comm. (Cultura) e della XI Comm (Lavoro) per discutere della conversione in legge del DL 160/2024 “Disposizioni urgenti in materia di lavoro, università, ricerca e istruzione per una migliore attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”, la USB ha richiesto e ottenuto di poter intervenire durante l’incontro delle Commissioni in camere riunite.

In una logica di continuità non intendiamo rinunciare a nessuna opportunità per portare al Governo e ad ogni istituzione le istanze dei lavoratori. Evidenziare, in particolare, il bisogno di valorizzare il ruolo fondamentale svolto dal personale tecnico amministrativo bibliotecario nell’ambito della comunità universitaria.

In Audizione, per quanto attiene al nostro specifico settore, abbiamo presentato il documento di seguito con le proposte di emendamento al Decreto Legge:

AUDIZIONE DL 160/2024 – 6/11/2024

Dalla lettura del testo di disegno di legge C. 2119, di conversione del decreto-legge n. 160 del 2024, appare del tutto evidente il riconoscimento da parte della Commissione di compiere sforzi mirati all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, riconoscendo al contempo il diritto allo studio tutelato dalla Costituzione e il maggior carico per i lavoratori di scuola e università.

A tal proposito, è opportuno ricordare che l’Università è un Sistema, complesso e in cui operano diverse componenti; per il suo buon funzionamento appare necessario che siano considerate l’efficienza, la soddisfazione e il benessere sia del Personale docente, sia del personale tecnico-amministrativo e bibliotecario.

La norma che mira a incentivare la qualità e l’efficienza del sistema universitario tramite il rafforzamento del solo organico dei docenti, risulterebbe frammentaria e, pertanto, inefficace rispetto alle finalità che si intendono perseguire, se non è accompagnata da un contestuale rafforzamento della componente del Personale Tecnico Amministrativo e Bibliotecario, anche al fine di rendere equilibrato il sistema di reclutamento universitario.

Un rafforzamento da praticare attraverso sia la stabilizzazione dei tanti precari creatasi per rispondere al PNRR, sia da un piano straordinario di reclutamento del Personale Tecnico Amministrativo e Bibliotecario in deroga ai limiti previsti dalle attuali norme sul turn-over

Articolo 4 bis  Al fine di dare attuazione e continuità alle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza e stabilizzare il rapporto Personale Docente/Personale TAB viene definito un piano di reclutamento straordinario non meno del 25% dell’organico del 2023, anche attraverso la stabilizzazione dei lavoratori a tempo determinato.

La medesima logica è applicata al riconoscimento di tutto lo sforzo e il maggiore impegno richiesto dal PNRR sia al personale scolastico e sia al personale universitario, attraverso il finanziamento degli incentivi.

Si intende, anche in questa sede, sottolineare che per il Personale TAB degli atenei, che nel suo complesso contribuisce anche alle attività in ambito PNRR, non solo non sono previste particolari risorse aggiuntive, ma ancor peggio permane l’obbligo di tagliare i fondi accessori per incentivare il personale ad un valore pari a quello del 2016. 
Di fatto è impedita la possibilità per i lavoratori di accedere anche alle stesse risorse che hanno contribuito ad ottenere con il proprio impegno.

Articolo 10 bis    In considerazione del maggiore impegno connesso al PNRR negli atenei e alle cessazioni di personale, il fondo di incentivazione viene svincolato dal tetto del 2016 e sarà incrementato da risorse aggiuntive ministeriali assegnate ai bilanci di ateneo.

Vale la pena, inoltre, far presente che l’apprezzabilissimo sforzo volto ad aumentare la disponibilità di alloggi per gli studenti andrebbe accompagnato da una regolamentazione chiara e trasparente per evitare ogni tentazione di gestione clientelare di beni dello stato.

 Articolo 6 bis    Il Ministero produrrà linee guida per definire i criteri di assegnazione degli alloggi per gli studenti, indirizzate a tutti gli atenei.

USB PI – Università

♦Allegati:   AUDIZIONE_USB_Universita_DL_160-2024_6_11_2024.pdf  

pubblicato il 28 Ottobre, 2024

Atenei in ginocchio, ma il governo ha deciso di realizzare i risparmi sul sistema universitario pubblico in fase di ridimensionamento.

USB lo annunciava  lo scorso luglio in questo comunicato ed il testo della legge di bilancio 2025 conferma purtroppo i pesanti tagli sul FFO, il Fondo di Finanziamento Ordinario destinato agli Atenei per le spese di personale e di funzionamento.

Nonostante la ferma opposizione sindacale ed i pareri negativi della CRUI e del CUN, il Governo decide di andare dritto sulla linea dei tagli all’Università e questa scelta mette in ginocchio tanti Atenei statali, circa 78 su 83 quelli interessati alla riduzione del Fondo.

Il taglio nominale del FFO per il 2024 si attesta sulla somma di 173 milioni di euro ed in diversi Atenei si colloca fra il 3% ed il 4%, percentuali drastiche per chi è già in situazioni difficili per la tenuta stessa delle sue attività. A questi tagli si aggiunge poi il blocco del piano straordinario di reclutamento sia sul fronte della ricerca che del personale tecnico amministrativo e bibliotecari, dove si parla di una riduzione di circa il 25% del turnover.

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pubblicato il 18 Ottobre, 2024

31 OTTOBRE SCIOPERO GENERALE DEL PUBBLICO IMPIEGO

Le previsioni sindacali annunciano un autunno caldo in Italia.      
Mentre l’economia di guerra prende piede e le dinamiche inflattive stentano a cedere il passo, il Governo mette in campo misure volte a reprimere il dissenso (con l’approvazione del pacchetto di misure del DDL 1660) e cerca di far cassa sui lavoratori e sulla PA con tagli sui servizi e sulle risorse, che non fanno intravedere nulla di buono anche sui tavoli per i rinnovi contrattuali del Pubblico Impiego.  
Il Governo ha stanziato risorse che coprono solo un terzo di quanto  hanno perso i lavoratori in potere d’acquisto a causa dell’inflazione.

La riduzione consistente delle risorse del FFO per le Università costringe gli Atenei a trovare nuove soluzioni per razionalizzare ed il timore è che alla fine in tanti casi sarà il personale TA a farne le spese.

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pubblicato il 8 Ottobre, 2024

(a proposito del cosiddetto “welfare di ateneo”, alias metadone di Stato)

L’amministrazione ha verbalmente comunicato un buco nel budget destinato al cosiddetto “welfare di ateneo” di almeno 30.000,00 euro, derubricato successivamente a una “insufficienza di risorse per soddisfare tutte le domande”.

Quale che sia la sua esatta denominazione, è certo che negli ultimi tre anni una discutibile gestione del “welfare” ha portato a dilapidare risorse significative, distribuite senza tener conto della <capacità contributiva> (reddito) di ciascun dipendente richiedente. 

Il regolamento di ateneo, art. 7, prevede che il contributo è calcolato nella misura del 100% della spesa riconosciuta per importi di ISEE fino a 15.000,00 euro e detto rimborso decresce progressivamente a mano a mano che il reddito ISEE del dipendente aumenta, fino a diventare zero per ISEE pari o superiori a 37.000,00 euro. 

In questo ateneo è accaduto che ai dipendenti sia stato dato il 100% della spesa richiesta senza tener conto del reddito ISEE e, quindi, senza decurtarne il rimborso. Il rimborso dato in più a quei dipendenti significa un corrispondente taglio del salario accessorio per il resto del personale universitario.

Tutti, a prescindere dalla loro capacità contributiva (al riguardo leggete l’art. 53 della Costituzione) hanno avuto il rimborso del 100% e questa stravagante interpretazione è alla base del suddetto buco ovvero “insufficienza di risorse” che invece avrebbero potuto essere impiegate a favore di tutto il personale. 

A questo punto, l’ateneo presenta il conto al personale contrattualizzato TA in base ad una norma del CCNL – Contratto collettivo nazionale di lavoro che prevede il recupero sul salario accessorio del personale TA di ogni spesa aggiuntiva sul welfare di ateneo (vedi il CCNL 2016/18, art. 67, comma 2).

 Si tratta del welfare all’italiana: ogni euro che metto sul welfare viene pagato tramite uguale trattenuta sul salario di tutti i lavoratori (compresi quelli che non hanno chiesto alcun rimborso).

In pratica si tratta di vasi comunicanti.

In questo modo, ad esempio, tutto il personale concorre a pagare gli infissi di pregio oppure la porta blindata di alcuni e così via.

Sarebbe segno di concreta trasparenza rendere di pubblico dominio l’elenco completo delle spese rimborsate con i soldi di tutti. 

In buona sostanza, quello che accade da alcuni anni, tanto nel pubblico quanto nel privato, è la preferenza dei datori di lavori verso il welfare aziendale\di ateneo perché a loro costa meno degli aumenti salariali veri e per tutti. 

Si tratta di un vero e proprio metadone di Stato. 

Ad esempio, di fronte alla sanità pubblica deliberatamente distrutta anno dopo anno, attraverso il taglio delle risorse e l’aziendalizzazione della sua organizzazione, al cittadino lavoratore si dice: che ti importa! Ti diamo il welfare aziendale\di ateneo! Chiedi il sussidio/rimborso! 

Resta da vedere cosa ne faremo di tali sussidi\rimborsi quando uno di noi e dei nostri familiari dovesse aver bisogno di essere velocemente operato di appendicite e ci faranno attendere una sala operatoria libera oppure quando per un trattamento oncologico mi diranno di pazientare, di attendere oppure dovessimo aver bisogno di sostegno vero per un familiare disabile… 

Il welfare aziendale\di ateneo serve tanto allo Stato quanto ai datori di lavoro per tacitare lavoratori e famiglie, per blandirli, per alzare una cortina fumogena che impedisce di comprendere che l’unico modo di alzare i salari è alzare i salari e che il solo <Stato Sociale> indispensabile è quello che ha consentito a questo Paese di uscire dalle macerie, materiali e umane, del secondo conflitto mondiale ed è ancora oggi rappresentato da servizi pubblici universali, efficienti, diffusi e adeguati su tutto il territorio nazionale.

Quindi una adeguata sanità pubblica, istruzione pubblica, previdenza pubblica, assistenza sociale pubblica e così via.

Nessuno di salverà da solo, nessun lavoratore si salverà con il welfare aziendale\di ateneo. 

Dal punto di vista USB possiamo solo difenderci tutti e tutte insieme oppure scivolare ancora più in basso. 

Per questo abbiamo formalmente chiesto di acquisire diversi dati sul come e sul quanto è stato distribuito sotto forma di welfare di ateneo (personale TA, cel-lettori, professori, ricercatori, dirigenti) negli ultimi anni e abbiamo presentato formali proposte e chiesto un incontro urgente sul tema.

L’ateneo vorrà confrontarsi anche con noi?

 

USB – Unione Sindacale di Base Pubblico Impiego
Università degli studi di Trieste
coord. di ateneo: Ferdinando ZEBOCHIN