logo USB
pubblicato il 8 Ottobre, 2024

(a proposito del cosiddetto “welfare di ateneo”, alias metadone di Stato)

L’amministrazione ha verbalmente comunicato un buco nel budget destinato al cosiddetto “welfare di ateneo” di almeno 30.000,00 euro, derubricato successivamente a una “insufficienza di risorse per soddisfare tutte le domande”.

Quale che sia la sua esatta denominazione, è certo che negli ultimi tre anni una discutibile gestione del “welfare” ha portato a dilapidare risorse significative, distribuite senza tener conto della <capacità contributiva> (reddito) di ciascun dipendente richiedente. 

Il regolamento di ateneo, art. 7, prevede che il contributo è calcolato nella misura del 100% della spesa riconosciuta per importi di ISEE fino a 15.000,00 euro e detto rimborso decresce progressivamente a mano a mano che il reddito ISEE del dipendente aumenta, fino a diventare zero per ISEE pari o superiori a 37.000,00 euro. 

In questo ateneo è accaduto che ai dipendenti sia stato dato il 100% della spesa richiesta senza tener conto del reddito ISEE e, quindi, senza decurtarne il rimborso. Il rimborso dato in più a quei dipendenti significa un corrispondente taglio del salario accessorio per il resto del personale universitario.

Tutti, a prescindere dalla loro capacità contributiva (al riguardo leggete l’art. 53 della Costituzione) hanno avuto il rimborso del 100% e questa stravagante interpretazione è alla base del suddetto buco ovvero “insufficienza di risorse” che invece avrebbero potuto essere impiegate a favore di tutto il personale. 

A questo punto, l’ateneo presenta il conto al personale contrattualizzato TA in base ad una norma del CCNL – Contratto collettivo nazionale di lavoro che prevede il recupero sul salario accessorio del personale TA di ogni spesa aggiuntiva sul welfare di ateneo (vedi il CCNL 2016/18, art. 67, comma 2).

 Si tratta del welfare all’italiana: ogni euro che metto sul welfare viene pagato tramite uguale trattenuta sul salario di tutti i lavoratori (compresi quelli che non hanno chiesto alcun rimborso).

In pratica si tratta di vasi comunicanti.

In questo modo, ad esempio, tutto il personale concorre a pagare gli infissi di pregio oppure la porta blindata di alcuni e così via.

Sarebbe segno di concreta trasparenza rendere di pubblico dominio l’elenco completo delle spese rimborsate con i soldi di tutti. 

In buona sostanza, quello che accade da alcuni anni, tanto nel pubblico quanto nel privato, è la preferenza dei datori di lavori verso il welfare aziendale\di ateneo perché a loro costa meno degli aumenti salariali veri e per tutti. 

Si tratta di un vero e proprio metadone di Stato. 

Ad esempio, di fronte alla sanità pubblica deliberatamente distrutta anno dopo anno, attraverso il taglio delle risorse e l’aziendalizzazione della sua organizzazione, al cittadino lavoratore si dice: che ti importa! Ti diamo il welfare aziendale\di ateneo! Chiedi il sussidio/rimborso! 

Resta da vedere cosa ne faremo di tali sussidi\rimborsi quando uno di noi e dei nostri familiari dovesse aver bisogno di essere velocemente operato di appendicite e ci faranno attendere una sala operatoria libera oppure quando per un trattamento oncologico mi diranno di pazientare, di attendere oppure dovessimo aver bisogno di sostegno vero per un familiare disabile… 

Il welfare aziendale\di ateneo serve tanto allo Stato quanto ai datori di lavoro per tacitare lavoratori e famiglie, per blandirli, per alzare una cortina fumogena che impedisce di comprendere che l’unico modo di alzare i salari è alzare i salari e che il solo <Stato Sociale> indispensabile è quello che ha consentito a questo Paese di uscire dalle macerie, materiali e umane, del secondo conflitto mondiale ed è ancora oggi rappresentato da servizi pubblici universali, efficienti, diffusi e adeguati su tutto il territorio nazionale.

Quindi una adeguata sanità pubblica, istruzione pubblica, previdenza pubblica, assistenza sociale pubblica e così via.

Nessuno di salverà da solo, nessun lavoratore si salverà con il welfare aziendale\di ateneo. 

Dal punto di vista USB possiamo solo difenderci tutti e tutte insieme oppure scivolare ancora più in basso. 

Per questo abbiamo formalmente chiesto di acquisire diversi dati sul come e sul quanto è stato distribuito sotto forma di welfare di ateneo (personale TA, cel-lettori, professori, ricercatori, dirigenti) negli ultimi anni e abbiamo presentato formali proposte e chiesto un incontro urgente sul tema.

L’ateneo vorrà confrontarsi anche con noi?

 

USB – Unione Sindacale di Base Pubblico Impiego
Università degli studi di Trieste
coord. di ateneo: Ferdinando ZEBOCHIN

USB Università respinge al mittente l’ipotesi di tagli per circa mezzo miliardo di euro sui finanziamenti del MUR agli Atenei.

La bozza di decreto sul riparto dei fondi del FFO (Fondo di finanziamento ordinario) per l’anno 2024 predisposta dalla Ministra Bernini ha provocato le immediate e giustificate reazioni da parte della CRUI che, però, finora ben poco ha fatto per fermare l’impoverimento del sistema universitario pubblico, processo accentuato dalla riforma “Gelmini” del 2010.

Dalla bozza emerge un taglio “reale” di mezzo miliardo di euro rispetto allo stanziamento del 2023. Il punto, tuttavia, non è solo di quantità delle risorse ma, soprattutto, di “qualità” del taglio presentato. Infatti, 385 milioni saranno sottratti alla quota base del FFO destinata alle spese istituzionali delle università. Ovvero a quella quota di finanziamento non sottoposta alle dinamiche valutative dell’ANVUR, dinamiche alla base della polarizzazione socio-territoriale del sistema universitario italiano.           
Inserita in una analisi complessiva di quanto sta succedendo nel nostro Paese, in particolare relativamente al capitolo stato sociale, a questo punto ci domandiamo se anche questa bozza di decreto non debba essere letta nel più generale contesto di disarticolazione territoriale e polarizzazione sociale che il Governo in carica intende perseguire col progetto di autonomia differenziata.

» Leggi tutto l´articolo »

Nella giornata di ieri 23 maggio USB PI Università ha tenuto un presidio in contemporanea alla riunione mensile della Conferenza dei Rettori (CRUI) insieme ad altre realtà e studenti impegnati in azioni di protesta contro la guerra e il genocidio del popolo palestinese.

Da subito, è apparso chiaro che l’iniziativa non era gradita ai Rettori. Anche se con qualche difficoltà, tuttavia abbiamo ottenuto che una delegazione venisse ricevuta ma, incomprensibilmente, è stata negata la presenza di una rappresentanza degli  studenti. Abbiamo incontrato il Rettore Cupertino del Politecnico di Bari e il Rettore Priolo dell’Università di Catania, in qualità di rappresentanti della CRUI. L’incontro, sebbene informale, ci ha consentito di consegnare i nostri documenti e soprattutto di esporre le nostre ragioni e posizioni.



» Leggi tutto l´articolo »

Il 23 maggio 2024, in occasione della riunione della Conferenza dei Rettori (CRUI), si terrà un presidio promosso da diverse realtà, tra cui la nostra Organizzazione, per ribadire ancora una volta la contrarietà e una ferma opposizione al coinvolgimento dei nostri Atenei nella filiera bellica.

Saremo presenti, in una linea continua che unisce lo sciopero del 9 aprile, indetto solo da USB, alle mobilitazioni promosse dai collettivi studenteschi, ai documenti e alle dichiarazioni fatte da Ricercatori e Docenti contro la violenza della guerra, a una protesta che, ormai, ha di fatto superato i confini dei singoli paesi per diventare globale.

Siamo contrari a tutte le guerre, ma non sfugge ormai a nessuno che gli avvenimenti in Israele abbiano ormai superato la soglia degli orrori della guerra per trasformarsi in un vero genocidio del popolo palestinese. La violenza del governo israeliano colpisce indistintamente terroristi, militari, civili fino a colpire (per errore?) operatori umanitari e i convogli che trasportano cibo e medicine per le popolazioni inermi.



» Leggi tutto l´articolo »