Dubbi sull’efficacia del provvedimento che sblocca i 50 milioni di risorse aggiuntive destinate alla valorizzazione del personale tecnico amministrativo e bibliotecario delle università. Risorse già dal 2022 nelle disponibilità delle università statali e finora inutilizzate in attesa del decreto ministeriale che stabilisse i criteri di assegnazione al personale degli atenei.
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Da sempre sosteniamo l’Università pubblica a garanzia di un vero diritto allo studio. Un diritto che passa anche attraverso un sostegno vero alle famiglie e agli studenti.
Milano, Roma, Firenze, Torino, Bologna, Cagliari, Pavia sono solo alcune delle città italiane in cui gli studenti si mobilitano contro il caro affitti. Ci auguriamo che la mobilitazione si allarghi velocemente con la forza di incidere.
Gli affitti, come ben sappiamo, hanno raggiunto oramai costi proibitivi compromettendo l’effettività del diritto allo studio e rendendo di fatto l’accesso all’istruzione universitaria sempre più un privilegio di classe anziché un diritto costituzionalmente garantito. Si tratta di un altro fondamentale tassello della più generale emergenza abitativa che USB denuncia da lungo tempo.
Rendita immobiliare, gentrificazione delle città, affitti brevi per un turismo “mordi e fuggi” che “consuma” le città e tagli alla spesa sociale, cioè al salario indiretto, hanno determinato una situazione oggettivamente insostenibile per strati sociali sempre più ampi, inclusi importanti settori di ceto medio il cui tasso di declassamento e impoverimento aumenta ad un ritmo allarmante. In una città come Milano, tra le più care d’Italia, per una stanza si arriva a pagare anche 800 Euro di affitto. Ma non va molto diversamente nelle altre città, afflitte da una cronica carenza di posti letto disponili a prezzi accettabili.
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È il primo maggio. Milioni di italiani si riversano per le strade, nelle piazze e nei parchi per festeggiare quella che è, che dovrebbe essere, la loro festa: la festa dei lavoratori.
Nel frattempo, si riunisce il Consiglio dei Ministri per decidere il destino di migliaia di famiglie che vivono sotto la soglia di povertà, approvando il ‘Decreto Lavoro’ che abolisce il Reddito di Cittadinanza, una misura perfettibile, ma che negli anni ha aiutato molte persone, e lo sostituisce con il cosiddetto ‘Assegno di Inclusione’. Quest’ultimo prevede requisiti quasi impossibili da raggiungere e costringerà chi lo otterrà ad accettare qualsiasi lavoro in tutto il paese, allontanandolo dai propri affetti e dalla sua terra. Un vero e proprio ricatto per milioni di persone.
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Pubblichiamo il report di USB Università sull’incontro che mercoledì scorso si è tenuto con la ministra Bernini che, a nostro parere, ha dato segnali di disponibilità all’ascolto.
Abbiamo avuto la percezione di una determinata resistenza da parte del dr. Naddeo, Presidente dell’ARAN, a trovare una soluzione, per lo più tecnica a suo parere, che consenta di utilizzare le risorse aggiuntive già nelle disponibilità degli atenei ( 50 milioni di euro stanziati dal precedente governo), per incrementare la parte stabile delle retribuzioni del personale TAB delle università, o sul tabellare o su una indennità fissa come l’Indennità di Ateneo percepita a luglio di ogni anno.
Secondo il presidente dell’Aran, iniziare ora l’ iter di autorizzazione volta a modificare la destinazione di queste risorse (sul salario accessorio e distribuite secondo criteri di performance/produttività) porterebbe a un notevole ritardo la chiusura del contratto nazionale di cui è ancora in discussione la parte normativa.
La Scuola, che invece ha raggiunto già questo risultato e altri …, è pronta a firmare e l’Aran pure sembra che abbia un forte interesse a chiudere il contratto.
E’ questo un punto dirimente della contrattazione nazionale ed auspichiamo che i sindacati trattanti dell’Università, al pari di quelli della Scuola, si adoperino per ottenere miglioramenti economici stabili anche per il personale dell’Università.
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