USB FIRMA IL PROTOCOLLO QUADRO
“RIENTRO IN SICUREZZA”
Una base di regole per tutte le amministrazioni pubbliche
Venerdì 24 luglio si è concluso il confronto tra le Organizzazioni sindacali e il Ministro per la Pubblica Amministrazione volto a individuare le misure di prevenzione e sicurezza che accompagneranno il rientro graduale del personale nei posti di lavoro.
A conclusione del confronto è stato concordato il Protocollo quadro “Rientro in Sicurezza” dei dipendenti pubblici a cui dovranno adeguarsi le singole amministrazioni, anche nella eventuale predisposizione di protocolli di sicurezza specifici di ente.
Con la Circolare n.3, il Ministro Dadone comunica alle amministrazioni pubbliche il Protocollo sulla sicurezza, delineando modifiche sostanziali dell’organizzazione del lavoro:
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Università, con il decreto semplificazioni
si consolida il potere della casta
Il decreto semplificazioni, entrato in vigore il 17 luglio 2020, introduce delle modifiche sulla normativa che regola l’Università italiana.
Il dato più evidente è che non affronta i nodi che dovrebbe, limitandosi a realizzare piccoli aggiustamenti come se il sistema universitario funzionasse. Come se la riforma Gelmini avesse funzionato. Come se non ci fosse stata e fosse ancora in essere una pandemia che ha portato migliaia di morti e danni economici.
Questo Governo ha scelto di non affrontare le questioni che questa pandemia ha posto. Per l’Università, così come per gli altri elementi fondamentali del nostro modello sociale, dalla Sanità alla Ricerca, passando per la Scuola fino all’assetto istituzionale.
Gli interventi del decreto sono comunque molto discutibili, a partire dalla iper-precarizzazione degli assegni di ricerca la cui durata minima è stata ridotta a 6 mesi, in funzione della scadenza dei progetti di ricerca.
Si acuisce un usa e getta del personale precario inaccettabile!
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Il 2 luglio noi scioperiamo per difendere la sanità pubblica.
Tu da che parte stai?
Il prossimo 2 luglio l’Unione Sindacale di Base ha proclamato una giornata di sciopero di tutti i lavoratori della Sanità, pubblica privata ed appaltata al cosiddetto Terzo Settore.
Perché questo sciopero? Perché questi mesi di forte emergenza sanitaria hanno dimostrato a tutti la fragilità del nostro sistema sanitario, malato da ormai troppi anni di tagli di posti letto, di abbandono della medicina territoriale, di carenza di personale, di inconcepibili liste d’attesa a fronte di attività intramoenia negli stessi ospedali, di mancanza di strumentazione adeguata, di cessione di pezzi al privato. E l’elenco potrebbe ancora allungarsi.
Hanno dimostrato che il SSN si è frantumato nella gestione regionalizzata della sanità pubblica, con le conseguenze che abbiamo visto tutti, direttamente o indirettamente.
Ci siamo illusi che l’epidemia da Covid-19, con il suo carico di contagi e di morte, con la strage silenziosa di anziani nelle RSA e con la crisi economica conseguente al blocco delle attività produttive, potesse essere l’occasione per porre al centro dell’agenda politica la necessità di ripensare l’intero sistema in un’ottica di diritto alla salute per tutti e per tutte visto che in Italia sono circa 12 milioni gli italiani che non possono permettere di curarsi. Neanche nelle strutture pubbliche.
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LE MINACCE DEL PIANO COLAO SULL’UNIVERSITA’
Da alcuni giorni è stato pubblicato il PIANO COLAO per il rilancio del Paese, messo in ginocchio dall’emergenza COVID-19 e soprattutto dalle politiche passate e presenti.
Il prodotto della task force guidata appunto da Colao, incaricato della predisposizione dal Premier Conte, tocca anche il mondo accademico.
In particolare, una delle 6 aree di azione del piano di rilancio è proprio quella che riguarda “Istruzione, Ricerca e Competenze”, indicati come fattori chiave per lo sviluppo.
Il Piano Colao prevede un percorso di riforma complessivo di tutto il comparto “Istruzione e Ricerca”.
Fra le varie misure previste, ci preme focalizzare l’attenzione su quelle che a nostro avviso minano maggiormente il futuro dell’Università, il suo ruolo specifico all’interno della PA, oltre che nella cultura, nell’istruzione e nella ricerca del nostro Paese.
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