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pubblicato il 26 Gennaio, 2020

Pensioni, USB: pronti alla mobilitazione, ecco i 4 paletti irrinunciabili che pianteremo lunedì al Ministero del Lavoro

Roma, 25/01/2020

Il governo Conte ha appena varato un provvedimento impropriamente definito “taglio del cuneo fiscale” escludendo dalla misura i pensionati, come già era accaduto del resto con il bonus Renzi. Per 7 milioni e 400 mila famiglie che vivono per lo più di pensione e che versano un’Irpef tra il 23 e il 43% (di gran lunga superiore al resto d’Europa che si attesta sotto il 10%) non è all’ orizzonte nessun taglio fiscale.

In compenso lunedì si apre un tavolo al Ministero del Lavoro per rimettere mano al sistema pensionistico. Sul piatto sembra esserci la famigerata Quota 100, interpretata in questi mesi come misura troppo onerosa per le casse dell’Inps. Ma tutti sanno che Quota 100 ha rappresentato un debole palliativo in luogo dell’abolizione della Fornero e quindi della rimessa in discussione del sistema contributivo e del meccanismo di innalzamento progressivo dell’età pensionabile che quella legge ha consolidato. Una misura pro tempore di pensionamento anticipato (dopo 38 anni di contribuzione!) che puoi utilizzare solo se te la paghi.

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LA SEPARAZIONE DEI COMPARTI UNIVERSITA’ E RICERCA DA QUELLO DELLA SCUOLA:

UNA INIZIATIVA CHE RESTITUISCE IL DOVUTO VALORE AI LAVORATORI DEL COMPARTO ISTRUZIONE.

 

Brucia sulla pelle di tutti i lavoratori dell’Università l’ultimo CCNL sottoscritto a febbraio 2018 dai Sindacati Confederati (e successivamente anche da SNALS e GILDA-FGU).

Un contratto brutto ed insoddisfacente per tutti, con aumenti contrattuali risibili ma, soprattutto, un contratto che ha del tutto ignorato le esigenze dell’Università.

Basta ricordare che nella sezione relativa all’Università tutte le promesse non sono state affrontate, anche se previste nell’atto di indirizzo che precede la trattativa. Nessuna flessibilità sul salario accessorio e nessuna rivisitazione dell’ordinamento professionale, cosi come sono stati rimandati sine die le problematiche del personale che opera nei policlinici e dei CEL.

Lo stesso è accaduto per gli EPR della sezione Ricerca, problema non affrontato, cosi come le questioni del personale AFAM.

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FIRMATO IL CONTRATTO INTEGRATIVO 2019

anche se non possiamo esultare ….

 

Dopo due incontri sindacali con la delegazione amministrativa, giovedì 28 novembre è stato definito l’accordo integrativo 2019 che, rispetto al 2018, prevede una tornata di progressioni orizzontali per tutto il personale avente diritto.
Il Contratto Nazionale di Lavoro (CCNL) vincola le progressioni orizzontali a procedure selettive, ossia per pochi sulla base di criteri meritocratici, per giustificare l’inconsistenza delle risorse che possono essere utilizzate nell’ambito del fondo del salario accessorio. Un fondo blindato a causa dei tagli e dei blocchi subiti nel corso degli anni e che, a malapena, copre gli altri istituti contrattuali.
Per consentire un passaggio economico a tutti gli aventi diritto (quasi 900 unità), l’Amministrazione ha proposto di finanziarlo con il prelievo di circa il 34% del fondo IMA, erogata mensilmente al personale, aggiungendo 300.000,00 € dal Fondo Comune di Ateneo.
L’operazione comporterà la stabilizzazione di una quota del salario accessorio con un incremento stipendiale individuale determinato dalle seguenti componenti:

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USB PI – UNIVERSITA’ 

CON I LAVORATORI  DELLA RICERCA  

CONTRO

L’IPOTESI GENERATA DALLA LEGGE DI BILANCIO IN DISCUSSIONE AL SENATO CHE RIDUCE LA CAPACITA’ ASSUNZIONALE DEGLI ENTI E NE LIMITA L’AUTONOMIA NELLA GESTIONE DEI FINANZIAMENTI E DEI PROGRAMMI DI RICERCA

 E’ preoccupante che in manovra, con l’art. 28, si voglia affiancare ai Ministeri vigilanti  un nuovo Organismo (l’Agenzia Nazionale della  Ricerca) che tramite il controllo dei finanziamenti indirizzerà e imporrà  le scelte strategiche sulle attività di ricerca delle Università e degli Enti di Ricerca pubblici.
E’ allarmante che al nuovo Organismo, contestualmente, sia demandata la gestione degli enti di ricerca privata, equiparando e sovrapponendo  in tal modo il sistema di ricerca privato a quello pubblico.

Ci eravamo illusi??   Speravamo che il sistema ANVUR e i provvedimenti che hanno de-finanziato l’Università e promosso strumentalmente la competizione tra gli Atenei, a danno di quelli Umanistici e/o del Sud, fossero finalmente abbandonati dal nuovo Esecutivo. Ma dalla manovra, ancora una volta, emerge una scelta governativa volta a commissariare la ricerca pubblica per indirizzare e vincolare le attività strategiche delle università e degli enti di ricerca alle leggi di mercato, alle imposizioni della UE.  

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