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pubblicato il 18 Marzo, 2020

    A tutti i Lavoratori, al Magnifico Rettore, al Direttore Generale, ai Dirigenti

In questi giorni di massima allerta, di allarme sociale, di continui inviti a stare a casa e di limitare in modo drastico contatti con l’esterno, giorni di drammatica evoluzione (basti ascoltare i bollettini medici di alcune città italiane!) degli effetti del Covid-19, più in generale Coronavirus, come dipendenti di questo Ateneo e come rappresentanti dei lavoratori, nonchè RLS, ci viene da chiedere e da chiederci…

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           Al Direttore Generale
Dr. Giuseppe Colpani

Università degli Studi di Roma Tor Vergata

 

Gent. Dr. Giuseppe Colpani,

la risposta da Lei ricevuta (in allegato), in esito alla nota di questa O.S. del 10 marzo u.s., non fa che confermare le motivazioni che ci hanno spinto a sollecitare un intervento tempestivo e più ampio circa le misure concordate per tutelare la salute del personale, visto il drammatico precipitare dell’emergenza sanitaria.

Si coglie l’occasione per evidenziare che proprio il DPCM e la direttiva da lei citati impone alle amministrazioni pubbliche la necessità di limitare la presenza del personale negli uffici ai soli casi in cui la presenza fisica sia indispensabile per lo svolgimento in presenza delle attività indifferibili, esplicitamente determinate dalle amministrazioni con riferimento sia all’utenza interna sia all’utenza esterna.
I servizi essenziali, inoltre, devono essere individuati e comunicati ai dipendenti interessati (per iscritto visto i controlli delle forze dell’ordine), contingentati al massimo per limitare gli spostamenti al fine di tutelare la salute pubblica e del singolo lavoratore. Le attività indifferibili, inoltre, possono essere eseguite solo se vengono svolte in sicurezza a seguito di certificata sanificazione degli ambienti e con la dotazione di tutti i necessari strumenti di tutela e D.P.I., ove previsto.  

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Coronavirus, USB al governo: occorre una direttiva urgente per evitare ricadute retributive e contributive legate alla chiusura delle scuole

’Unione Sindacale di Base ha inviato al governo la richiesta di una direttiva urgente che scongiuri per i lavoratori pubblici e per i lavoratori impiegati nel servizio pubblico ma con contratti di natura privata, conseguenze retributive e contributive legate alle ordinanze con le quali  è stata disposta la chiusura dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado, ordinanze emanate per ragioni di salute pubblica e di contenimento del rischio epidemiologico Covid-19.

USB chiede di considerare con valore retroattivo, a far data dal primo giorno di chiusura delle scuole, le giornate di assenza conseguenti alla emergenza sanitaria in atto, ove debitamente documentate, quali giornate di servizio effettivamente prestato dal punto di vista sia retributivo sia contributivo, per tutte le lavoratrici e i lavoratori all’interno delle strutture pubbliche.

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Scattata la procedura d’emergenza all’ ospedale Policlinico Tor Vergata di Roma

 

Abbiamo appreso dai mass-media la notizia che al Policlinico Tor Vergata dieci  fra medici e infermieri sono in quarantena precauzionale e ben 98 persone sono state richiamate fra quelle che hanno avuto accesso al pronto soccorso il giorno in cui si è rivolto un cittadino romano al quale è stato diagnosticato il Covid-19, ora in terapia intensiva allo Spallanzani.
Il PTV è un policlinico universitario con un vasto bacino di utenza che si estende oltre il territorio romano. Dove operano anche docenti, studenti, specializzandi e personale tecnico amministrativo dell’Università di Roma Tor Vergata.

Scattato l’allarme, USB PI – PTV ha chiesto un incontro ai vertici del policlinico universitario, in assenza di informazioni dirette circa le misure di tutela che intendono adottare per la sicurezza della salute del personale, degli studenti e dei pazienti.

Il timore che ormai l’epidemia si sta espandendo dalle zone “rosse” è diffuso. Come la percezione dei cittadini e dei lavoratori che il sistema sanitario pubblico, devastato da anni di tagli e minori fondi – ben 37 miliardi sottratti alla sanità pubblica negli ultimi dieci anni – non sia in grado di sostenere l’impatto di una eventuale emergenza sanitaria.

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