RINNOVO CCNL:
LA PARTE ECONOMICA
Il rinnovo di un contratto di lavoro dovrebbe servire a recuperare il potere d’acquisto dello stipendio, ma con circa 50 euro nette e medie di incremento al mese, non si recupera un bel niente.
E’ incontrovertibile che l’aumento contrattuale a regime non solo non restituisce ai lavoratori e alle lavoratrici del settore quanto perso in termini economici a causa del blocco della contrattazione, ma non copre neanche, se non in minima parte, l’inflazione registrata negli anni dal 2010 al 2017, determinando danni irreversibili alle retribuzioni e agli istituti ad essa collegati. Sottolineiamo che l’importo degli arretrati copre soltanto i tre anni di vigenza contrattuale, ossia 2016-2018, mentre sono stati completamente cancellati gli anni precedenti di blocco contrattuale (dal 2010 al 2015). E’ come se virtualmente fossero stati cancellati sei anni di vita lavorativa dei dipendenti pubblici.
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LO SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE
Cerchiamo di spiegare che cosa è l’elemento perequativo, una delle tante anomalie (o bufale) di questo rinnovo contrattuale.
I cosiddetti incrementi contrattuali, spalmati in percentuali sui livelli economici, hanno prodotto come risultato l’aumento della forbice retributiva tra i livelli più bassi e quelli più alti.
Per ovviare, all’aumento tabellare hanno pensato bene di aggiungere l’elemento perequativo (art.37 Ipotesi CCNL) dalla posizione economica B1 a D2, che varia da € 7,00 ad € 28,00.
Si tratta di un provvedimento una tantum, erogabile solo per il periodo marzo-dicembre 2018, dopo di che non sarà più corrisposto. QUINDI L’INCREMENTO REALE DI QUESTO RINNOVO CONTRATTUALE è L’IMPORTO evidenziato e non la somma tra l’incremento retributivo e l’elemento perequativo, come alcuni sindacati firmatari stanno cercando di far intendere ai lavoratori. Fino al 31.12.18 sarà retribuito l’elemento perequativo, mentre rimane acquisito l’incremento contrattuale segnalato.
L’elemento perequativo non è utile ai fini previdenziali, dell’indennità di anzianità, del trattamento di fine rapporto, dell’indennità sostitutiva del preavviso, nonché dell’indennità in caso di decesso. E’ una sorta di “fuori busta”, una regalia.
Poiché nella Finanziaria non sono state stanziate le risorse economiche adeguate a finanziare questa sorta di elemosina una tantum, i fondi necessari sono stati “recuperati” facendo partire l’incremento contrattuale a regime, spettante a tutti i lavoratori, non dal 1° gennaio 2018, ma dal 1° marzo 2018.
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26 FEBBRAIO: IL RETTORE SOSPENDE TUTTE LE ATTIVITA’ ISTITUZIONALI CAUSA NEVE
L’AMMINISTRAZIONE CHIEDE IL PARERE ALLA FUNZIONE PUBBLICA PER SAPERE SE PUO’ “GIUSTIFICARE” L’ASSENZA DEI LAVORATORI!!
Quando un ente pubblico vuole mantenere il punto su questioni su cui si potrebbe operare diversamente, ricorre al JOLLY di riserva: il parere della Funzione Pubblica.
E’ successo nel 2012, in occasione delle ingenti nevicate, poi in occasione di terremoti, di alluvioni e via dicendo.
La Funzione Pubblica, però, non risponde.
Nel frattempo molte amministrazioni hanno esercitato a 360 gradi il potere organizzativo e direttivo del datore di lavoro pubblico, prendendo l’iniziativa per trovare una soluzione razionale alla evidente irrazionalità rappresentata dall’obbligo per il dipendente di giustificare, con permessi personali o ferie, l’assenza dagli uffici, chiusi per sospensione delle attività istituzionali.
l’INAIL già nel 2012 aveva individuato la causale “125”, ossia “motivi di forza maggiore”, ma anche Università, ASL hanno ritenuto congruo giustificare d’ufficio l’assenza. In Internet è tuttora attestato. Ieri siamo venuti a conoscenza che anche l’INPS, l’ente che emana direttive alle amministrazioni pubbliche e private per la regolamentazione delle assenze o comunque per materie collegate alle sue attività istituzionali, ha attivato la causale “EMER” che automaticamente giustifica i ritardi o le uscite anticipate del dipendente per la giornata del 26 febbraio.
Abbiamo scritto al Rettore e al Direttore Generale, dopo che abbiamo saputo della risposta data ad un altro sindacato, chiedendo di riflettere sulla opportunità di optare per una scelta razionale e lungimirante. Perchè in un contesto di autogoverno, si tratta di scelte politiche che la singola amministrazione può adottare.
Invitiamo il personale a non digitare alcuna causale nel programma delle presenze, finchè la questione non sarà chiarita.
Forse non otterremo una risposta tempestiva, dato che ormai il ricorso alla Funzione Pubblica è stato già utilizzato. Contiamo, però, sul supporto degli altri sindacati, dato che tutti – anche se mossi singolarmente – dimostrano di avere a cuore il raggiungimento di un risultato concreto, e non a parole, nell’interesse del personale.
Di seguito la lettera inviata ai vertici dell’ateneo:
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Arrivano i baracconi:
la contrattazione Unige
“Venghino, signori venghino”! Sono arrivati i baracconi.
Ci sono tutte le attrazioni più belle offerte da Amministrazione e sindacati affini.
C’è la Ruota panoramica, ove all’apice del giro potrete scorgere in lontananza, per qualche istante, persino la polizza sanitaria.
Più avanti, il Tagadà reorganisation sprona i colleghi ad un difficile equilibrio. Non sono pochi quelli che cadono.
Purtroppo il Lancio in progressione verticale non è più agibile, bisogna accontentarsi del Brucomela, il trenino orizzontale, ma la fila è molto lunga (l’ultima volta ci sono voluti fino a 7 anni di attesa per trovare un posto…) e la velocità è limitata dalle regolazioni fatte da appositi Revisori.
Sulle Montagne russe alta disponibilità di posti: i colleghi sbalzati fuori ad ogni giro non vengono rimpiazzati.
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