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pubblicato il 30 Novembre, 2022

Non hai mai fatto uno sciopero? Allora, è arrivato il momento di scioperare anche per te! L’unico modo efficace per lanciare un segnale compatto nella fase e nella realtà che stiamo vivendo.

E la realtà è questa! Quella di un contesto da economia di guerra, voluta dal Governo Draghi e proseguita dal Governo Meloni.

Siamo nel pieno di una crisi, che ci sta ributtando addosso gli effetti delle sanzioni alla Russia, del tutto inutili rispetto alla fine del conflitto in Ucraina, ma determinanti nelle conseguenze boomerang sull’inflazione in Europa, soprattutto per la componente energetica.

I costi dell’inflazione, alimentata da manovre speculative più che dall’effettiva carenza di gas, così come le spese per l’invio delle armi li stanno facendo pagare a noi, lavoratori e lavoratrici. E non possiamo permetterci di sostenere i costi dell’ennesima crisi, ancor più profonda delle precedenti, mentre ci troviamo alle porte di una profonda recessione.

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Con l’arrivo delle buste paga di novembre si è potuto constatare quanto irrisori siano i reali importi degli arretrati contrattuali e verificare la reale entità degli aumenti mensili. La delusione, per le centinaia di migliaia di operatori sanitari, di personale amministrativo e tecnico è stata grande.

Ingannati da mesi di propaganda con la quale i sindacati firmatari del contratto hanno cercato di far passare il rinnovo contrattuale come una svolta epocale, il brusco ritorno alla realtà ha generato un diffuso sentimento di frustrazione e ingiustizia anche a fronte delle promesse e delle rassicurazioni che erano state fatte durante la pandemia.

Invece, ancora una volta, ecco aumenti imbarazzanti già divorati dal selvaggio aumento dei prezzi, intere categorie abbandonate a loro stesse e la creazione di percorsi professionali lautamente retribuiti solo per una ristretta élite.

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In questi ultimi tempi si registra una certa corrispondenza tra i comunicati delle organizzazioni sindacali in trattativa presso l’ARAN per il rinnovo del contratto nazionale e presso le sedi universitarie per la chiusura degli accordi integrativi.                
In entrambi i contesti si percepisce un senso di trionfalismo e soddisfazione che, purtroppo, non trova riscontro in un reale e strutturale miglioramento delle condizioni retributive del personale universitario.

A Tor Vergata, ad esempio, si reclamizza l’interessante proposta di fine anno volta a utilizzare come welfare fondi già destinati al personale (Fondo Comune di Ateneo), puntando sullo sgravio fiscale previsto dalle recenti misure governative per l’erogazione di benefit ai dipendenti (limite incrementato per il 2022 fino a 600 euro e poi fino a 3.000 euro). Ricordiamo che  il personale è tuttora in attesa di poter utilizzare i risparmi del 2020, secondo il limite ordinario di circa 250 euro.   
Peccato che la proposta, avanzata da una sigla sindacale nell’ultimo incontro sindacale, tecnicamente non possa essere realizzata, poiché la misura governativa non sembra sia stata rinnovata nella proposta di legge di bilancio per il prossimo anno e ci auguriamo, ovviamente, che la discussione in Parlamento possa modificare la situazione.
Dunque, si sono intrecciate discussioni di merito e opportunità sul nulla, dimenticando di richiedere dei risparmi del 2021, ossia dei risparmi conseguiti su risorse già stanziate per il personale. 
Soprattutto, non si chiede la disponibilità di risorse aggiuntive che, almeno, nei posti di lavoro potrebbero aiutare il personale TAB ad affrontare in condizioni migliori l’aumento del costo della vita, perché gli stipendi del personale universitario sono tra i più bassi del pubblico impiego e non è possibile più ignorarlo!

USB ha proclamato lo sciopero generale per il 2 dicembre e ha organizzato una manifestazione di protesta per sabato 3 dicembre: alziamo la testa e cogliamo l’occasione offerta dal sindacalismo di base per manifestare il  dissenso alle politiche governative.  

SE LA GUERRA E’ ANCHE AI NOSTRI SALARI…. 2 DICEMBRE SCIOPERO GENERALE

È vero che di questi tempi un paio di migliaia di euro che arrivano tutti in una volta fanno tirare più di un sospiro di sollievo a tante famiglie di lavoratori pubblici.   
Occorre, però, raccontare cosa c’è di reale dietro i trionfalistici comunicati, e tabelle allegate con gli incrementi stipendiali e arretrati, che i sindacati firmatari hanno diffuso dopo la firma dell’accordo dell’11 novembre sul trattamento economico del personale del comparto Istruzione e Ricerca.

Stiamo parlando del triennio 2019-2021 e qui i numeri parlano da soli: questi sono soldi che dovevano essere nostri anni fa e non certo spacciati per un generoso regalo “anticipato”.          
Un perfetto ossimoro tra incrementi anticipati e calcoli degli arretrati al 31.12.2022.  



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Ieri sera è circolata la notizia: entro dicembre saranno erogati gli arretrati del rinnovo contrattuale dei lavoratori del compartone Istruzione e Ricerca.

Per stoppare, a nostro avviso, quello che si preannunciava come una stagione calda di contestazione al Governo, ecco la distribuzione del contentino.

Dobbiamo constatare, innanzitutto, che questo “anticipo” (che poi sarebbe un “posticipo” dato che il rinnovo del CCNL è ampiamente scaduto) verrà propagandato come un “venire incontro ai lavoratori“, dopo che è stato smantellato l’intero impianto salariale, calmierando gli adeguamenti stipendiali in base a un costo della vita non reale.

Aumenti miseri che non riescono a recuperare quanto si è perso dal blocco contrattuale imposto da Brunetta nel 2009, ma accompagnati dal pagamento degli arretrati entro Natale per ridurre l’insoddisfazione dei lavoratori e soprattutto salvare il consumismo natalizio agevolato dall’innalzamento del tetto al contante.

L’accordo politico fatto in tutta fretta ieri 10 novembre per rinnovare la parte salariale fissa non aggiunge risorse, se non per la Scuola, e si limita a distribuire quelle che erano già state indicate.

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