L’approfondimento di USB
L’ultimo incontro sindacale del 23 marzo era dedicato alla definizione dell’accordo sul Regolamento per l’applicazione dello smart working ordinario. A seguire, una apposita circolare dell’Amministrazione avrebbe dovuto disciplinare la riorganizzazione dello smart working in vista della fine dell’emergenza sanitaria stabilita dal governo per il 31 marzo.
L’ Amministrazione, invece, ha rinviato la discussione sul tema ad un successivo incontro sindacale, stabilito per il 30 marzo, in attesa della pubblicazione del nuovo decreto Covid approvato il 17 marzo che, tra le varie misure, in ordine allo smart working sposta la data di cessazione del regime semplificato emergenziale al 30 giugno 2022.
Non si conoscono, dunque, i dettagli della misura e leggendo la bozza del decreto vi è il dubbio fondato che la proroga dello smart working emergenziale riguardi solo il lavoro privato, limitando per il settore pubblico la proroga ai soli lavoratori fragili.
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vi informiamo che finora si sono tenuti due incontri sindacali e il prossimo si terrà il 14 marzo. Si procede dunque secondo la programmazione stabilita dall’Amministrazione e, dobbiamo riconoscere, con maggior speditezza e continuità che in passato.
Nell’incontro di venerdì 4 marzo sono intervenuti il Rettore e il Prorettore vicario che, oltre a portare i saluti alla delegazione sindacale, hanno voluto ribadire la loro vicinanza alle problematiche di preminente interesse del personale tecnico amministrativo e bibliotecario e il riconoscimento del contributo fondamentale dato dal personale allo sviluppo e crescita dell’Ateneo.
In proposito, il Rettore ha accennato ad un importante finanziamento di prossima approvazione nell’ambito del decreto milleproroghe che consentirà all’Università di mantenere il Policlinico di sua proprietà. Si aggiunge l’interesse per l’area di Tor Vergata per eventi importanti come il Giubileo del 2025 e la candidatura in corso di Roma per l’Expo 2030. Occasioni che la Governance coglierà, ancora una volta, per convincere le istituzioni a fornire il territorio di un servizio di trasporto pubblico adeguato, come la fermata della metropolitana.
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8 MARZO, e’ ancora sciopero generale USB
Per il sesto anno consecutivo USB risponde all’appello lanciato dal movimento Non una di meno proclamando lo sciopero generale di tutte le categorie, pubbliche e private, per la giornata dell’8 marzo 2022.
Sono passati 6 anni dalla scommessa di quel primo sciopero generale del 2017, che per la prima volta dopo tanti anni uscì dalla retorica di una ricorrenza rituale per illuminare tutti i nessi che ruotano intorno alla vita delle donne. Da allora molte cose sono cambiate ma soprattutto sono state rese tangibili dalla pandemia, che, come una cartina al tornasole, ha reso evidente e incontrovertibile quello che da sempre denunciamo: l’Italia come Paese fondato sul welfare familistico, che estrae incredibile valore economico dal lavoro di cura delle donne. L’Italia come Paese dove ogni giorno che passa si allarga la forbice retributiva, si creano rapporti di forza ricattatori nei posti di lavoro aumentando così il fenomeno delle molestie e che è disposto a sacrificare sull’altare della produzione e del profitto vite, sogni, speranze.
Da subito abbiamo allargato la visuale, guardando alla violenza sulle donne e di genere non come fenomeno emergenziale e irrisolvibile ma mettendo insieme il piano dell’indipendenza economica col piano delle reali misure per fuoriuscirne.
I femminicidi aumentano esponenzialmente perché esponenzialmente aumenta la ribellione ai legami violenti.
Vi è una stretta correlazione tra il peggioramento delle condizioni di lavoro, il mancato accesso al lavoro, la discriminazione economica e il percorso a ostacoli che una donna deve compiere per potersi liberare da legami violenti e salvarsi la pelle.
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USB Università: basta con le finte missioni di pace!
In questi giorni di guerra e di profonda crisi internazionale, come USB sentiamo l’esigenza di sottolineare un’urgenza: l’urgenza della pace. Crediamo che l’unica soluzione possibile sia quella di ricorrere a tutti i canali diplomatici per trovare una ricomposizione pacifica del conflitto, senza dover ricorrere all’utilizzo delle armi.
A tal proposito, stigmatizziamo la scelta sciagurata del Governo Draghi e dell’Unione Europea di contribuire a soffiare sul fuoco ed alimentare la guerra. Irresponsabile la scelta del Governo, che utilizza il pretesto della guerra per estendere fino al 31 dicembre lo stato di emergenza qui in Italia, sottraendo inoltre notevoli risorse al nostro Paese, già in profonda crisi, per impiegarle in armamenti da inviare in Ucraina. Non in viveri, medicinali e beni di prima necessità, ma in armi!
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