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pubblicato il 22 Luglio, 2020

Università, con il decreto semplificazioni
 si consolida il potere della casta

 

Il decreto semplificazioni, entrato in vigore il 17 luglio 2020, introduce delle modifiche sulla normativa che regola l’Università italiana.

Il dato più evidente è che non affronta i nodi che dovrebbe, limitandosi a realizzare piccoli aggiustamenti come se il sistema universitario funzionasse. Come se la riforma Gelmini avesse funzionato. Come se non ci fosse stata e fosse ancora in essere una pandemia che ha portato migliaia di morti e danni economici.

Questo Governo ha scelto di non affrontare le questioni che questa pandemia ha posto. Per l’Università, così come per gli altri elementi fondamentali del nostro modello sociale, dalla Sanità alla Ricerca, passando per la Scuola fino all’assetto istituzionale.

Gli interventi del decreto sono comunque molto discutibili, a partire dalla iper-precarizzazione degli assegni di ricerca la cui durata minima è stata ridotta a 6 mesi, in funzione della scadenza dei progetti di ricerca.
Si acuisce un usa e getta del personale precario inaccettabile! 

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pubblicato il 23 Giugno, 2020

Il 2 luglio noi scioperiamo per difendere la sanità pubblica.
Tu da che parte stai?

 

Il prossimo 2 luglio l’Unione Sindacale di Base ha proclamato una giornata di sciopero di tutti i lavoratori della Sanità, pubblica privata ed appaltata al cosiddetto Terzo Settore.

Perché questo sciopero? Perché questi mesi di forte emergenza sanitaria hanno dimostrato a tutti la fragilità del nostro sistema sanitario, malato da ormai troppi anni di tagli di posti letto, di abbandono della medicina territoriale, di carenza di personale, di inconcepibili liste d’attesa a fronte di attività intramoenia negli stessi ospedali, di mancanza di strumentazione adeguata, di cessione di pezzi al privato. E l’elenco potrebbe ancora allungarsi.

Hanno dimostrato che il SSN si è frantumato nella gestione regionalizzata della sanità pubblica, con le conseguenze che abbiamo visto tutti, direttamente o indirettamente.

Ci siamo illusi che l’epidemia da Covid-19, con il suo carico di contagi e di morte, con la strage silenziosa di anziani nelle RSA e con la crisi economica conseguente al blocco delle attività produttive, potesse essere l’occasione per porre al centro dell’agenda politica la necessità di ripensare l’intero sistema in un’ottica di diritto alla salute per tutti e per tutte visto che in Italia sono circa 12 milioni gli italiani che non possono permettere di curarsi. Neanche nelle strutture pubbliche.

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pubblicato il 22 Giugno, 2020

 

  LE  MINACCE  DEL  PIANO  COLAO  SULL’UNIVERSITA’ 

 

Da alcuni giorni è stato pubblicato il PIANO COLAO per il rilancio del Paese, messo in ginocchio dall’emergenza COVID-19 e soprattutto dalle politiche passate e presenti.

Il prodotto della task force guidata appunto da Colao, incaricato della predisposizione dal Premier Conte, tocca anche il mondo accademico.

In particolare, una delle 6 aree di azione del piano di rilancio è proprio quella che riguarda “Istruzione, Ricerca e Competenze”, indicati come fattori chiave per lo sviluppo.

Il Piano Colao prevede un percorso di riforma complessivo di tutto il comparto “Istruzione e Ricerca”.

Fra le varie misure previste, ci preme focalizzare l’attenzione su quelle che a nostro avviso minano maggiormente il futuro dell’Università, il suo ruolo specifico all’interno della PA, oltre che nella cultura, nell’istruzione e nella ricerca del nostro Paese.

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10 GIUGNO, MANIFESTAZIONE USB
DAVANTI AL MUR
PER UNA VERA “RIVOLUZIONE” DEL SISTEMA UNIVERSITARIO

 

Dopo il lock-down, USB continua a riprendersi le piazze. Il 10 giugno per USB è la volta dell’Università che insieme agli studenti, ai lavoratori della Scuola, della Ricerca e della Scuola dell’infanzia e Asili Nido manifesteranno davanti al Ministero dell’istruzione e a quello di Università e Ricerca, per chiedere al governo di mettere in moto la vera “rivoluzione” di cui il Paese ha bisogno per uscire dalla crisi economica.

Con il “decreto rilancio” il governo avrebbe dovuto fornire gli strumenti utili al Paese per superare la crisi economica scaturita dall’emergenza sanitaria. In realtà da quel provvedimento emerge la miopia di un governo che, anziché puntare al rilancio di settori strategici –  come quello della Formazione, dei  Saperi e della Ricerca – per riavviare dopo la crisi pandemica lo sviluppo economico e sociale del Paese, continua a supportare il modello di sistema liberistico che proprio nell’epidemia ha mostrato tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni.

La “rivoluzione” che in ambito universitario USB chiede al governo è un investimento strutturale per una riforma organica dell’intero sistema. Abbandonando le strategie che negli ultimi anni hanno impoverito l’Università, che generano abbandono degli studi, fughe di cervelli, precariato e processi di aziendalizzazione degli Atenei.

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